Ad un mese dall'entrata in vigore della
Legge 76/2016 o Legge Cirinnà, pubblichiamo il commento di Davide
Provenzano (in foto) già Presidente di Articolo 3 e attuale capo gruppo in
Consiglio comunale a Mantova.
A trent'anni esatti di distanza dalla
prima proposta di legge depositata in Parlamento l'Italia fa un balzo
in avanti, le Unioni Civili entrano a pieno diritto nella vita di
milioni di cittadini e segnano un cambiamento epocale, che avrà
risvolti sul piano normativo ma che rappresenterà soprattutto una
rivoluzione sociale e culturale per gli anni a venire.
Guardo alle future generazioni e riesco
ad immaginare cosa potrebbe significare vivere davvero liberi di
amare secondo il proprio naturale orientamento e avulsi dai
condizionamenti che paure e pregiudizi hanno cavalcato in millenni di
storia. Forse una legge da sola non basta a scrostare sedimenti così
radicalmente fissati in un modello di società ancora profondamente
macista, al di là delle apparenze, ma può dare una grossa spinta
affinché tante donne e tanti uomini, che oggi si costringono
all'invisibilità, trovino finalmente il coraggio di vivere più
serenamente, e perché no, apertamente la loro naturale propensione
affettiva.
Sia ben chiaro, questa non è la legge
che avrei desiderato. Nella ricerca ossessiva e compulsiva di termini
alternativi alle parole “famiglia” e “matrimonio” si è
creata l'immancabile rassicurante riserva indiana. Vien da chiedersi
“rassicurante per chi?”, visto che poi, a conti fatti, al netto
di paletti, neologismi, censure e capziosità non è ancora entrata
in vigore la legge e già si annuncia battaglia con la proposta di un
referendum abrogativo...che metterebbe ulteriormente e miseramente a
nudo la fragile impalcatura su cui poggiano queste resistenze di
retroguardia, perché la stragrande maggioranza dei cittadini di
questo paese si è già espressa a favore delle unioni civili, a più
riprese e in un'infinita carrellata di sondaggi.
Ritengo poi un grave vulnus lo stralcio
delle step child adoption, perché negando la piena tutela ai figli
delle famiglie arcobaleno si rimanda ancora una volta alla sola
discrezionalità dei giudici la possibilità di vedere riconosciuto
il diritto/dovere di potestà da parte del genitore sociale.
Ma per chi, come me, vede nel
matrimonio egualitario la meta indiscussa, questa legge non può che
rappresentare un punto di partenza e di non ritorno, un primo
fondamentale tassello che sancisce tutele e garanzie per migliaia di
coppie omosessuali conviventi stabilmente, che da anni attendono di
vedere riconosciuto il loro amore. Amore che da oggi, per lo Stato
italiano, ESISTE.
Non dimentichiamo inoltre che la legge
Cirinnà introduce diritti minimi anche per le coppie conviventi,
eterosessuali o omosessuali che non intendono, in modo temporaneo o
permanente, o non possono per svariati motivi, contrarre matrimonio o
unione civile.
Lo scorso 17 maggio si è celebrata la
Giornata mondiale contro l'omofobia, una ricorrenza che ci offre
un'occasione per riflettere e ci rammenta come in Italia ancora oggi
lo stigma del pregiudizio, il razzismo delle parole, la violenza
fisica rappresentano armi di distruzione della dignità di persone la
cui unica colpa è amare altre persone del proprio sesso. Senza
trascurare che nel mondo sono ancora numerosi, purtroppo, i Paesi
dove l'omosessualità è punita con la pena di morte o il carcere.
Il Comune di Mantova non ha voluto
mancare questo appuntamento, lo ha fatto con un gesto dal valore
simbolico illuminando di rosa la facciata del municipio. Rosa, come
il colore dei triangoli puntati al petto degli omosessuali nei campi
di sterminio. Quel colore, un tempo marchio di disonore e
umiliazione, rappresenta oggi un vessillo contro l'intolleranza. E a
pochi giorni dall'approvazione della legge sulle Unioni Civili alla
Camera, con un voto che ha ridotto insperatamente la distanza
siderale tra l'Italia e il resto d'Europa, un gesto come questo, da
parte di un'amministrazione comunale, appare ancora più ricco di
significato. di Davide Provenzano
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