giovedì 6 luglio 2017

Gran Bretagna, candidati discriminati se hanno nome straniero

In Gran Bretagna è stato pubblicato uno studio sulle elezioni comunali negli ultimi 40 anni. Secondo la ricerca 200 eletti nei consigli comunali ogni anno potrebbero essere di origine straniera o appartenenti a minoranze etniche se nell'elettorato non ci fossero pregiudizi che influenzano il voto. 

La ricerca ha evidenziato che tale discriminazione è diminuita fino al 2001 per poi aumentare notevolmente nei successivi 11 anni. Sarebbe interessante approntare un simile studio nel Nord Italia confrontando i risultati elettorali dei candidati ai consigli comunali con cognome tipico del Sud Italia o di origini straniere.

Uno studio accademico ha scoperto, analizzando quasi 40 anni di risultati elettorali, che gli elettori britannici sono prevenuti nei confronti dei candidati politici con nomi che suonano stranieri o appartenenti a minoranze etniche.

I ricercatori ritengono che tali discriminazioni potrebbero essere un fattore determinante per 200 seggi nei consigli comunali della Gran Bretagna ogni anno e ritengono che certe discriminazioni siano più intense oggi di ieri.

Gli studiosi hanno esaminato i risultati per 400mila candidati alle elezioni locali britanniche dal 1973 al 2012 e hanno scoperto che “i candidati i cui cognomi suggeriscono un'origine britannica hanno risultati migliori, mentre quelli con cognomi che suggeriscono un'origine non europea attraggono meno elettori”.

L'analisi ha rilevato che “il numero dei voti è pregiudicato quando i candidati con cognome britannico vengono sostituiti da candidati con cognomi europei o non europei, mentre, nel caso contrario si registra un aumento dei voti”. “È chiaro che il risultato di alcune elezioni è stato determinato dalla scelta dei candidati da parte dei partiti”.

Lo studio, pubblicato nell'aprile 2017 dal British Journal of Political Science, dopo essere stato revisionato da altri studiosi, ha diviso i nomi in tre categorie: nomi che suonano “britannici”, nomi che suonano “europei” e nomi che suonano “non-europei”. Usando un programma informatico i ricercatori hanno incrociato i nomi dei candidati con lo storico dei risultati elettorali presenti nel database del Plymouth University Elections Centre e hanno analizzato il risultato elettorale dei candidati in rapporto al risultato elettorale del partito politico nello stesso anno.

Nelle circoscrizioni elettorali che eleggono più di un consigliere, i ricercatori hanno analizzato la situazione in maniera diversa, osservando il risultato elettorale dei candidati con nome “non britannico” rispetto ai candidati dello stesso partito. Lo studio ha scoperto che in media il candidato con nome straniero perde oltre il 5% dei voti.

La ricerca ha identificato, dagli Anni '70 al 2001, una diminuzione costante dell'intensità di discriminazione contro le persone con nomi non-europei, ma dal 2001 è tornata ai livelli iniziali. Il livello di discriminazione contro i nomi europei è aumentato in maniera costante e attualmente è al massimo livello mai rilevato.

I ricercatori scrivono che “negli Anni '70 l'impatto subito da un candidato con nome non-europeo è superiore al 5%. Questo effetto si riduce di più dell'1% nei due decenni successivi, per tornare alla percentuale iniziale dopo gli eventi del 2001 e la successiva 'guerra al terrorismo'. Questa non è ancora una dichiarazione di causa-effetto, ma certamente suggerisce che la correlazione dovrebbe essere meglio investigata”.

“Nel caso di candidati con nomi europei, si nota che il livello di discriminazione è aumentato nel tempo, andando da un mezzo punto di percentuale a quasi quattro volte tanto nell'ultimo decennio”.

I risultati della ricerca arrivano dopo che il capo della sicurezza del Parlamento aveva avvisato la Home Affairs Select Committee che i membri del parlamento appartenenti a minoranze etniche erano, e sono tutt'ora, il principale bersaglio di abuso sui social media.

Lo studio è stato condotto dai politologi Michael Thrasher, Colin Rallings, Richard Webber, e Galina Borisyuk. Trasher e Rallings sono conosciuti da anni per le loro affidabili previsioni elettorali. Lo studio si conclude affermando: “le prove indicano chiaramente l'esistenza di una discriminazione basata sul nome dei candidati, agita da alcuni elettori nelle elezioni locali in Gran Bretagna”.

“A grandi linee, nei 4mila e 5mila seggi per il consiglio locale andati ad elezione annualmente, i risultati di circa 200 di questi seggi sono in parte influenzati dal nome dei candidati. Alcuni di questi seggi si riveleranno importanti per determinare l'equilibrio di potere all'interno dello stesso consiglio”.

“Sebbene il pattern generale dimostri che i candidati con un nome che suggerisce un'origine etnica e non-europea vanno peggio rispetto ai candidati con nomi che indicano discendenza britannica, c'è prova che altri fattori, inclusi il contesto locale e il periodo storico, sono rilevanti”.

“La ricerca rivela che nelle elezioni tenute in città con un'alta percentuale di popolazione non europea, sono i candidati con nomi europei ad essere svantaggiati. Gli elettori vogliono 'persone come loro' quali loro rappresentanti in consiglio”.

“L'analisi del voto dagli Anni '70 ad oggi evidenzia che le scelte degli elettori sono sensibili ad eventi esterni che in un dato momento influenzano l'atteggiamento verso alcuni gruppi presenti nella società”.


Traduzione di Ginevra Ferrari


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