Sul quotidiano la Voce di Mantova il
giorno 8 febbraio scorso è stato pubblicato un articolo a pagina 20
dal titolo «Tentano di rapire il “collega” di spaccio: alla
sbarra», corredato da una foto “patacca” che falsificava
l’accaduto.
L’articolo pubblicato da la Voce di
Mantova mercoledì scorso dava notizia di un rinvio a giudizio per
due persone che sono accusate di aver tentato di rapire un loro
conoscente nel mese di dicembre 2010. Secondo quanto descritto
nell’articolo, i due avrebbero teso un agguato al “collega”
«cercando di caricarlo a forza su un furgone», ma il malcapitato è
riuscito a fuggire e rifugiatosi in un negozio ha chiamato i
Carabinieri.
L’articolo è entrato nel radar del
monitoraggio stampa del nostro Osservatorio perché nel sommario, nel
catenaccio e ripetutamente nel testo si fa riferimento alla
nazionalità delle persone che hanno posto in essere un presunto
reato, senza che questo offra al lettore e alla lettrice una migliore
comprensione della stessa notizia. Ma, al contrario, inocula
un’indebita generalizzazione di un comportamento individuale,
ascrivendolo a tutte le persone con la stessa nazionalità.
L’immagine che arricchiva l’articolo
vedeva immortalati tre uomini con il volto coperto con maschere da
clown, muniti di un fucile a pompa e una valigetta. Nella foto si
intravedono le gambe di una donna che potrebbero far pensare ad un
rapimento.
In realtà nell'articolo de la Voce di
Mantova non si da notizia di un tentato rapimento di una donna, ma di
un uomo. E sempre nell’articolo i presunti rapitori sarebbero due,
mentre nella foto sono chiaramente tre. Ma ancora più sorprendente è
che nella foto si fa uso di armi e di maschere da clown, mentre nella
realtà tutto ciò non è avvenuto.
La foto pubblicata da la Voce di
Mantova è diventata virale sul web quando a Bari è cresciuta una
psicosi su un’inesistente banda di clown assassini e rapitori.
Secondo il Quotidiano Italiano di Bari la foto è stata scattata in
Russia diversi anni fa.
Il quotidiano la Voce di Mantova ha
sfruttato in modo scorretto una fotografia presa sul web,
falsificando la notizia di un presunto reato accaduto in Provincia di
Mantova sette anni fa. Il fatto è grave perché le bufale sono una
delle cause principali di istigazione ai discorsi d’odio (hate
speech) in Italia. di Sara, Valentina e Sara
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