Carlo Berini, presidente di Articolo 3
Osservatorio sulle discriminazioni, durante l’intervento
di lunedì 21 a Cremona per la presentazione dello Sportello
Antidiscriminazioni, ha illustrato l’attività in merito al
monitoraggio dei quotidiani pubblicati in Lombardia.
Sin dal 2008 infatti Articolo 3 esamina
in media 12mila articoli in un anno, pubblicando dal 2019 i risultati
nel Rapporto Annuale. Il lavoro si concentra sul monitoraggio di
notizie che si riferiscono a gruppi e minoranze a rischio:
- le persone immigrate (nazionalità),
- le persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom (etnico/razziale)
- le persone con disabilità
- le persone appartenenti alla comunità LGBT (orientamento affettivo/sessuale e identità di genere)
- le donne (genere)
- le persone di fede/tradizione ebraica e musulmana (religione)
- il colore della pelle (etnico/razziale)
- l’appartenenza territoriale/geografica.
I fattori di rischio riguardano la
modalità in cui vengono presentate le notizie: l’etnicizzazione
del reato o del presunto reato, la non completezza della notizia, le
immagini stereotipate, la mancata vigilanza del Direttore sulle
opinioni espresse, le notizie genericamente non corrette, i discorsi
d’odio (hate speech).
L’obiettivo ultimo è quello di
offrire ai direttori, ai giornalisti e a tutti i cittadini stimoli
per promuovere la parità di trattamento in conformità al Codice
deontologico dei giornalisti, nonchè quello di rilevare le notizie
di presunte discriminazioni avvenute.
Carlo Berini è quindi entrato nel
dettaglio dei dati ricavati dal monitoraggio compiuto su articoli e
lettere, pubblicati tra il 19 e il 26 febbraio scorsi, su 8
quotidiani: La Provincia (quotidiano di Cremona); La Voce di Mantova;
Gazzetta di Mantova; Libero; Il Giornale; La Stampa (pubblicato in
Piemonte); BresciaOggi; Giornale di Brescia.
Dall’analisi effettuata su 544
articoli e lettere è risultato che :
- il 65% degli articoli è corretto, il 16.4% non corretto e il 18.6% non pertinente
- gli immigrati con il 66,3% occupano la percentuale più alta all’interno dei gruppi e fattori a rischio, seguiti dai sinti e rom con il 12.4%, le persone LGBT con il 7.9%, i musulmani con il 6.7%, l’appartenenza territoriale il 4.5% e le donne per il 2.2%
- i fattori di rischio maggiormente riportati sono: l’etnicizzazione del reato con il 62% delle rilevazione, la non correttezza con il 18%, la mancata vigilanza con il 9%, la stereotipizzazione per il 7.9% e il discorso d’odio (hate speech) con l’1.1% dei casi.
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