Nel 2018, con il supporto del Comune di
Mantova, sono state trattate centoventisette (127) segnalazioni di
cui centonove (109) sono risultate pertinenti. I casi trattati che
hanno visto coinvolte persone appartenenti a Paesi terzi sono stati
settantuno (65%): trentacinque (35) per discriminazioni nell'accesso
alle prestazioni di sicurezza sociale quali l'assegno di maternità,
premio alla nascita e bonus bebè; trenta (30) casi di hate speech
emersi nei social network Twitter e Facebook, di cui ventitré (23)
hanno colpito persone di Paesi terzi appartenenti alla minoranza rom;
sei (6) di molestia.
Anche nel 2018 le donne sono il gruppo
più colpito da discriminazioni nel territorio mantovano. Il dato è
allarmante e conferma la sistematicità delle violazioni dei diritti
nei confronti del genere femminile: le più esposte a discriminazioni
sono le neo mamme appartenenti a Paesi terzi.
Preoccupano le continue segnalazioni,
confermate nelle istruttorie, rispetto a operatrici e operatori dei
Comuni che negano il diritto alle neo mamme appartenenti a Paesi
terzi di presentare domanda scritta per l'accesso alla prestazione
dell'assegno di maternità. Tale comportamento preclude la
possibilità alle stesse neo mamme di presentare ricorso in caso del
diniego all'accesso alla prestazione di sicurezza sociale.
Ad oggi tutti i casi trattati da
Articolo 3 di diniego nei confronti di persone appartenenti a Paesi
terzi all'accesso alle prestazioni di sicurezza sociale – direttiva
2011/98 – hanno portato il Tribunale di Mantova a emettere
Ordinanze di cessazione della discriminazione contro l'INPS e le
Amministrazioni comunali. Nell'anno non è stato chiesto l'accesso al
Fondo di solidarietà per la tutela giurisdizionale delle persone
vittime di discriminazione (UNAR), al Consiglio nazionale forense
presso il Ministero della Giustizia.
Nel 2018, come nel 2017, si evidenzia
un aumento esponenziale della percezione di insicurezza esplicitata
dalle persone appartenenti a Paesi terzi che hanno collaborato con
Articolo 3 o che sono ricorse al servizio dello Sportello
antidiscriminazione.
La percezione di insicurezza è
conseguente sia a dichiarazioni di politici – locali e nazionali –
sia agli effetti che ha l'etnicizzazione del reato o del presunto
reato sulla stampa italiana. L'etnicizzazione inocula nei lettori
un’indebita generalizzazione di un comportamento individuale
ascrivendolo a tutte le persone nella medesima condizione di
immigrato. Tali generalizzazioni vengono poi amplificate sui social
media creando pregiudizi, stereotipi e discorsi da odio.
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