Il Gay Pride, come sfilata nasce in seguito ai moti di Stonewall, alla fine degli anni sessanta, negli Stati Uniti d'America, quando Sylvia Riviera lanciò la famosa bottiglia contro un poliziotto che stava facendo una retata allo Stonewall Inn, bar frequentato nella maggior parte da persone LGBTQI+. Da quell'evento nasce il movimento di liberazione omosessuale, che si evolve attraverso la storia e le diverse necessità della comunità LGBTQIA+, fino ad arrivare al Pride come lo conosciamo oggi.
Il Pride è una celebrazione, non più intesa come rivolta violenta ma come manifestazione di orgoglio e gioia nei confronti della propria identità. Il Pride è un momento in cui tutti, non solo le persone della comunità ma anche gli amici, le famiglie e i sostenitori dei diritti civili possono festeggiare i grandi passi avanti che sono stati fatti dal 1969 ad oggi.
È un istante di unione e di supporto e di liberazione per tutti coloro che partecipano, quelle e quelli out and proud (i dichiarati) e quelle ancora in the closet (che non hanno fatto coming out), è anche un luogo – metafisico quasi, perché non è tanto la location in sé quanto le emozioni che ci sono dietro e le persone che riempiono le strade a fare del Pride quello che è oggi e quello che è stato in passato – in cui le persone della comunità possono sentirsi comprese.
Ancora oggi, sebbene noi siamo già nel 2018, molte e molti e molt* di noi, giovani o anziani della comunità si sentono isolati e sbagliati e diversi. Il Pride serve a creare solidarietà e a dare a tutti il senso materiale dell'essere parte di una grande famiglia.
Dobbiamo riconosce che l'omofobia e la transfobia sono problemi estesi ma purtroppo poco riconosciuti, essendo ormai integrati nella nostra società. Basta pensare a quante volte si insultano le donne poco attraenti chiamandole (in termini meno educati) transgender, o a come le ragazzine e i ragazzini delle scuole medie usano liberamente termini come gay e frocio per insultare tutti e tutto quello che trovano sgradevole. Questa è la realtà in cui viviamo, ed è la realtà con cui le persone facenti parte della comunità LGBTQIA+ devono convivere.
Ed ecco perché è più semplice restare nascosti, in the closet, ossia nell'armadio, dove nessuno conosce la tua identità a parte te e nessuno può usarla per ferirti, per farti sentire inferiore, orribile o sbagliata.
Il Pride che si terrà a Mantova il 16 giugno è stato creato per celebrare l'uscita da questo metaforico armadio. Per festeggiare il coraggio di essere e di abbracciare la propria identità di fronte ad un mondo che non ci sopporta. Per dimostrare a noi stessi e agli altri che siamo fieri di come siamo, di ogni nostra sfaccettatura, e sì, anche del nostro orientamento affettivo e della nostra identità di genere, indipendentemente da quello che ne dice la società in cui viviamo.
Noi ci saremo e invitiamo tutte le mantovane e i mantovani ad esserci per costruire insieme “un fronte del noi” capace di affermare pari diritti per ognuna e ognuno e ognun* senza distinzioni di etnia o di colore della pelle o di credo o ancora di abilità o di nazionalità.
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