giovedì 18 febbraio 2016

Libertà religiosa, firmata la Dichiarazione di Marrakech

Centinaia di personalità del mondo musulmano si sono incontrati dal 25 al 27 gennaio 2016 a Marrakech (Marocco) per chiedere pari diritti di liberi cittadini a tutti e stilare insieme una Carta che condivida i valori comuni di tutte le religioni, sotto gli auspici benevoli di sua Maestà, il re Mohammed VI del Marocco e organizzata in collaborazione fra il Ministero degli Affari islamici e della dote nel regno del Marocco e il Forum per la Promozione della pace nelle società musulmane negli Emirati Arabi Uniti. Leggi qui la Dichiarazione di Marrakech in italiano.

A tale appuntamento hanno partecipato più di 300 politici, ministri, Ulema, ricercatori, scienziati e rappresentanti delle religioni interessate alla questione dello statuto delle minoranze in terra d’Islam e delle organizzazioni internazionali.

Aperta e ferma condanna, invece, per quanti usano la religione per “aggredire le minoranze” e la lotta armata “come mezzo per dirimere i conflitti e imporre il proprio punto di vista”. E dagli istituti educativi una revisione coraggiosa dei curriculum.

Nell'anno in cui si celebrano i 1400 anni della Carta (o Costituzione) di Medina, (622 circa), un contratto di natura costituzionale fra il Profeta Mohammad (pace sia su di lui) e la popolazione di Medina, (in particolare con tutte le tribù e i clan maggiormente significativi della città-oasi di Yathrib, in seguito definita Medina, inclusi i musulmani, gli ebrei e i pagani), che garantiva libertà religiosa per tutti, a dispetto della fede professata, viene redatta questa nuova dichirazione congiunta che contribuisce a sviluppare e diffondere il concetto, già ripreso a fondamento nella Costituzione marocchina del 2011, di "Islam moderato", come unica soluzione alle devianze strumentalistiche dei vari estremismi e fondamentalismi.

Viene ribadito quindi il concetto di "tradizione di convivialità", come continuità storica che si porto con sé l'Islàm unico moderato e giusto.

Lo scopo è quello di "...sviluppare una giurisprudenza "fondata sul concetto di ‘cittadinanza’, che sia inclusivo dei diversi gruppi [… che sia] radicata nella tradizione islamica e nei principi e negli elementi frutto dei cambiamenti globali”. E ancora, contrastare quanti usano “la religione allo scopo di aggredire i diritti delle minoranze religiose nelle nazioni musulmane”. È quanto afferma un gruppo di leader religiosi, intellettuali ed esperti di fede islamica in una Dichiarazione comune volta a rilanciare il dialogo e la pari dignità fra fedi religione".

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