Pubblichiamo la lettera del caro amico
Luigi Manconi impegnato insieme a tutte e tutti noi nel partecipare e
promuovere la campagna per l'approvazione definitiva del
provvedimento di legge sullo ius soli. Molte e molti di noi hanno
partecipato allo sciopero della fame, lanciato il 3 ottobre scorso da
900 insegnanti che oggi ha riaperto la questione tanto cara a noi
tutte e tutti. Ora dobbiamo estendere e rafforzare la mobilitazione.
Cara amica, caro amico,
oggi potremmo scrivere a lettere
cubitali: abbiamo vinto. Ovviamente non lo faremo, per una ragione di
serietà e per una valutazione politica. Sì, è vero, il
provvedimento sullo Ius soli dichiarato definitivamente archiviato
per opinione unanime, è tornato prepotentemente al centro della
discussione pubblica.
Leggiamo i giornali di un paio di
settimane fa. Matteo Renzi: "se non ci sono i numeri non è che
si possono stampare"; Angelino Alfano "lo Ius soli è una
questione chiusa". Ne eravamo tutti convinti: cittadini,
parlamentari commentatori politici, perfino noi stessi. Non esisteva
una sola probabilità, la più esile, di approvare quella legge entro
la legislatura. Poi qualcosa è cambiato. Ed è successo in
pochissime ore.
Prima, una lettera-appello firmata da
Gianfranco Bettin, Ginevra Bompiani, Furio Colombo, Goffredo Fofi e
Carlo Ginzburg. Quindi, il 3 ottobre scorso (giornata nazionale in
ricordo delle vittime dell'immigrazione) oltre 900 insegnanti hanno
digiunato per un giorno, spiegando ai loro alunni, all'interno delle
classi, che lo facevano per sostenere l'approvazione della legge
sullo Ius soli.
Un piccolo episodio motivato con la più
ragionevole delle ragioni ("questa legge riguarda soprattutto
noi, insegnanti e alunni di una scuola dove tutti devono essere
uguali"), rimasto sconosciuto ai più. E tuttavia da lì è
partito uno sciopero della fame a staffetta, promosso da un pugno di
parlamentari che in pochi giorni è stato capace di cambiare l'agenda
politica e riportare lo Ius soli al centro del dibattito e del
calendario parlamentare.
Sabato 14, il presidente del Consiglio
Paolo Gentiloni ha affermato: "l'impegno del governo e mio
personale è di poter aggiungere il diritto alla cittadinanza per
quei bambini che frequentano la nostra scuola, vivono nei nostri
quartieri e giocano nelle nostre squadre di calcio, ma che sono nati
da genitori stranieri. Stiamo lavorando per approvare la legge entro
questa legislatura". Ecco, questa è stata la nostra piccola
vittoria. Ma, come si diceva per serietà e per valutazione politica,
deve essere chiaro che siamo ancora lontanissimi dal successo.
A partire dal 5 ottobre, lo sciopero è
andato avanti per 15 giorni e hanno aderito oltre 1400 persone e ai
primi tre parlamentari se ne sono aggiunti nel tempo oltre cento. E
cittadini di tutti gli orientamenti culturali e di tutte le
condizioni sociali.
Dunque questo è il momento in cui
risparmiare le forze per investirle più proficuamente in quel
periodo in cui si giocherà davvero il destino della legge. Dal
giorno 30 ottobre sospenderemo lo sciopero della fame a staffetta per
rilanciare l'iniziativa con ancora maggiore forza nel corso del
periodo che risulterà decisivo per l'approvazione della legge,
appunto quello degli ultimi dieci giorni di novembre.
Chiediamo a tutti voi di farci arrivare
suggerimenti e proposte su come estendere e rafforzare questa
mobilitazione e di farvi promotori delle iniziative possibili nei
vari ambienti sociali in cui lavorate e vivete, e di coinvolgere
quante più persone possibile: nelle scuole e nelle università, nei
consigli comunali e in quelli regionali, nelle organizzazioni
sindacali e politiche, nelle più diverse reti associative.
Buon lavoro e un caro saluto, Luigi Manconi
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