La mancanza di diritti è uno degli
svantaggi più evidenti che viviamo in Italia, tant'è che molte e
molti italiani emigrano e molti immigrati non considerano l'Italia un
Paese dove potersi costruire un futuro sicuro e prospero.
Sarà una sconfitta per il Paese se il Parlamento non approverà definitivamente la legge sullo ius soli e
ius culturae perché rimarrà una disparità tra persone che nascono
e crescono insieme. E non penso che il prossimo Parlamento potrà
approvare una legge migliore perché perderemo cinque / dieci anni su
questo importante tema.
L'Italia rischia di rimanere legata ad
un concetto razzista di cittadinanza, ne è prova che politici e
giornali hanno attaccato il Partito Democratico accusandolo di voler
realizzare “una sostituzione etnica”, “una pulizia etnica”.
Ricordo che siamo il Paese dove fino al 1983 solo il “sangue” del
padre, e non quello della madre, dava diritto alla cittadinanza
italiana. Siamo il Paese in cui una larga parte dei partiti politici
si oppongono ad una legge sul contrasto all'apologia del fascismo
perché si vuole che queste idee possano essere “patrimonio
politico” oggi e domani.
Il dibattito di questi mesi ha fatto
emergere con sempre maggior forza il legame tra cittadinanza e
“proprietà” della terra, “casa nostra”, mentre credo che
dove viviamo ci venga offerto il diritto-dovere di curare la
terra che abitiamo e non mai di possederla. Per curare la terra dove
viviamo dobbiamo poter partecipare alle decisioni attraverso il voto.
La Corte Costituzionale nel dichiarare
l’incostituzionalità dell’esclusione delle e degli stranieri dal
servizio civile afferma che la loro partecipazione “al servizio
civile consente oggi di realizzare i doveri inderogabili di
solidarietà e di rendersi utili alla propria comunità, il che
corrisponde, allo stesso tempo, ad un diritto di chi ad essa
appartiene”.
Affermare il diritto allo ius soli e
allo ius culturae per le figlie e i figli degli immigrati darà la
possibilità a generazioni intere di crescere considerandosi parte
della comunità e quindi pensarsi fin da bambine e bambini parte
attiva che decide e si cura di un territorio come quello mantovano.
Non lo dobbiamo dimenticare. di Carlo Berini
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